Petrolio convenzionale

I primi giacimenti di petrolio si trovavano a cielo aperto, esauriti questi fu necessario fare dei buchi nel terreno sempre più profondi. Il petrolio, in genere, all'inizio esce da solo dal pozzo, spinto dalla pressione interna dovuta anche ai gas che spesso si trovano con esso. Dopo che la pressione si abbassa, è necessario pomparlo all'esterno immettendo acqua nel pozzo.  La quantità di energia necessaria per l'estrazione del petrolio è passata dall' 1% (EROEI = 100; 100 barili ottenuti per ogni 1 consumato) del 1940 a un valore che può arrivare al 20% per il petrolio estratto dalle sabbie bituminose.

Nel mondo si estraggono 1 miliardo di barili di petrolio ogni 11 giorni.

Il Presidente di una compagnia petrolifera disse:

"per consumare i primi 1000 miliardi di barili sono stati necessari 125 anni, per i prossimi saranno sufficienti 30 anni ."


Ricerca nuovi giacimenti

I prezzi alti del petrolio (dal 2003 al 2008) hanno spinto le compagnie petrolifere a investire di più nella ricerca di nuovi giacimenti e, l'elevato fabbisogno energetico, ha spinto i governi dei vari Paesi del mondo ad autorizzare la ricerca e l'estrazione di petrolio anche in riserve ambientali prima protette (regioni polari), oppure offshore (cioè in alto mare) come al largo del Brasile, dell'Angola, del golfo di Guinea.

I disastri ambientali possibili e realmente accaduti sono di notevole impatto, ma la disperata ricerca di petrolio fa si che si chiuda un occhio anche su questo. Si stima che in queste nuove zone ci siano 100 miliardi di barili di petrolio, che sembrano tanti, ma corrispondono a soli 3 anni di fabbisogno mondiale.
Il pericolo è che se mancasse l'energia, tutta l'economia si fermerebbe e torneremmo allo stesso tenore di vita di qualche secolo fa. 

Dal 2014/15 in poi, i prezzi relativamente bassi hanno fatto fallire tante aziende petrolifere e interrotto gli investimenti in Ricerca.